Safer Internet Day: insieme per un internet più sicuro

Safer Internet Day | Immagini di adolescenti al computer

L’8 Febbraio 2022 è il Safer Internet Day. L’evento, promosso dalla Comunità Europea, coinvolge più di 200 paesi in tutto il mondo.
L’obiettivo è quello di rendere le giovani generazioni, e non solo, più consapevoli nell’utilizzo del web e più attente nel riconoscere potenziali minacce in rete. 

Cos’è il Safer Internet Day

Il Safer Internet Day è una giornata dedicata alla promozione di un internet più sicuro. Nata nel 2004, è coordinata a livello globale dalla rete Insafe e a livello nazionale dai singoli Safer Internet Center. Il SID si svolge ogni anno nel 2° giorno della 2° settimana di febbraio e si compone di un ricco calendario di eventi, convegni e campagne pubblicitarie dedicati ai temi della sicurezza online e all’analisi di fenomeni come cyberbullismo, sexting, revenge porn, dipendenza dai dispositivi mobili, cybersecurity.
Lo slogan che accompagna l’iniziativa è “Together for a better internet”, a testimoniare quanto sia importante in questo contesto la collaborazione e la condivisione di buone prassi. Una comunione di intenti che parte dalla scuola e che coinvolge diversi enti ed istituzioni, come associazioni, aziende e tutte le realtà interessate a promuovere un uso della rete consapevole. Il fine ultimo è rendere il web e i social network strumenti utili per la vita di ognuno e non un pericolo, soprattutto per bambini e adolescenti, sempre più coinvolti in episodi spiacevoli e in situazioni che compromettono la stabilità e la serenità del singolo e della famiglia. 

Il Safer Internet Centre Italia

Il Safer Internet Centre in Italia è rappresentato dal consorzio Generazioni Connesse, co-finanziato dalla Commissione Europea e inserito in una rete comunitaria consultabile online sulla piattaforma “Better Internet for Kids”.
L’ente, coordinato dal MIUR, realizza progetti educativi con partner nazionali che si occupano di sicurezza in rete:  Polizia Postale e delle Comunicazioni, il MIC, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Save the Children Italia Onlus, S.O.S. II Telefono Azzurro, la Cooperativa E.D.I., Skuola.net, l’Agenzia di stampa DIRE e l’Ente Autonomo Giffoni Experience.
La missione è mettere a disposizione contenuti, come linee guida, manuali, video, campagne informative, che possano aiutare bambini, adolescenti, genitori e docenti ad affrontare e superare le problematiche correlate all’utilizzo di Internet.
Il termine “connesse” sta proprio ad indicare l’intenzione di creare una comunità virtuosa online che possa contribuire alla crescita sociale della collettività e alla diffusione di una maggiore consapevolezza nell’uso dei canali digitali. 

Safer Internet Day | Persona che naviga sul web
Il Safer Internet Day ricorre ogni anno a febbraio, nel secondo martedì del mese

Sicurezza online: i dati

Il 2020 e il 2021 sono stati anni molto difficili dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Internet è diventato per molti l’unico ponte con la realtà esterna e, tra lockdown, DAD e smart working, siamo stati tutti perennemente connessi. Una circostanza che ha modificato le nostre abitudini di utilizzo della rete, evidenziando pregi e difetti di questa nuova quotidianità.
Secondo la Digital Consumer Trends Survey 2021, nel 2021 il 73% degli italiani che possiede uno smartphone ha utilizzato social network e app di messaggistica con cadenza giornaliera. Il 22% ha poi deciso di non utilizzare più i social network. I motivi principali che hanno portato a questa scelta sono stati:

  • essersi stancati dei contenuti (35%);
  • troppa presenza di Fake News (25%);
  • timore per la privacy (21%).

L’indagine, condotta da Deloitte, ha inoltre evidenziato che per il 23% del campione i social media sono la fonte primaria di informazione, nonostante i timori evidenziati poco prima, e che 4 persone su 5 acquistano regolarmente online.
I risultati della ricerca sottolineano da un lato incertezza e dall’altro una presenza ormai consolidata degli strumenti digitali nella vita di tutti i giorni.
Ed è in queste pieghe estremamente fragili che si insidiano i pericoli della rete e trovano terreno fertile. A dircelo sono ancora i dati. Il 2021 è stato l’anno dei ransomware, ossia i virus che bloccano le funzioni del dispositivo che attaccano e chiedono un riscatto per lo sblocco, e degli attacchi ai sistemi della pubblica amministrazione e dei presidi sanitari. Il monitoraggio della piattaforma ELISA, che ha coinvolto oltre 300 mila studenti, ci dice che nell’anno scolastico 2021, il 22.3% degli studenti ha subito attacchi di bullismo, dei quali il 7% per pregiudizio su base etnica, il 6,4% di tipo omofobico e il 5,4% per una disabilità.
Notiamo dunque che anche a livello culturale bisogna agire e che non è internet in quanto tale a generare questa tipologia di fenomeni, ma la possibilità di poter raggiungere molto più facilmente e velocemente la vittima, aiutati anche dalla distanza fisica. 

Safer Internet Day 2022 | Persone connesse in rete
Le persone sono sempre più consapevoli dei rischi della rete

3 Progetti che promuovono la sicurezza online

La piattaforma Generazioni Connesse è un portale ricco di news, materiale informativo ed educativo. Tra le varie sezioni ci sono anche quelle dedicate a progetti sulla sicurezza online, rivolti principalmente alle scuole e all’educazione di bambini e studenti delle scuole di 2° grado.
Segnaliamo 3 progetti utili per fare rete e imparare a navigare il web in sicurezza.


Piattaforma ELISA

La piattaforma ELISA, acronimo di E-Learning degli Insegnanti sulle Strategie Antibullismo, è nata dalla collaborazione tra la Direzione generale per lo studente del MIUR e il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze.
È dotata di due principali aree: l’e-learning per la formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici e il monitoraggio, un sistema aperto a tutte le scuole italiane per la raccolta dei dati sul cyberbullismo 

Banca Dati Nazionale e-policy

Il progetto Banca Dati Nazionale e-Policy raccoglie tutte le scuole italiane che hanno adottato un documento e-policy contenente tutte le misure per prevenire le problematiche derivanti da un uso errato delle tecnologie digitali. Il documento viene redatto insieme al team di Generazioni Connesse con un percorso specifico.
Dal sistema online si possono consultare tutti i documenti realizzati dalle scuole.

#Weareferaless – la miniserie

Lanciata durante il Safer Internet Day del 2020, #wearefearless è una miniserie prodotta in collaborazione con i ragazzi di Youth Panel, partner di Generazioni Connesse. Le puntate, che hanno come protagonisti adolescenti, genitori e docenti, affrontano i temi legati ai pericoli della rete e sono visibili sul canale youtube dedicato. Al momento sono state realizzate due stagioni:

1° Stagione https://bit.ly/wearefearless1

2° Stagione https://bit.ly/wearefearless2

Più sicuri sul web con i nostri consigli gentili

La Scuola di Comunicazione Gentile nasce per diffondere pratiche consapevoli nella gestione dei rapporti interpersonali. Il web è diventato uno strumento che utilizziamo anche per curare relazioni e comunicare con le persone che fanno parte della nostra vita.
Educare quindi ad un utilizzo consapevole degli strumenti digitali e prodigarsi per rendere internet più sicuro è uno degli obiettivi che perseguiamo.
Per vivere in maniera più serena il rapporto con i social network, i giochi digitali e tutte le piattaforme che adoperiamo quotidianamente, è importante acquisire delle conoscenze specifiche e soprattutto abituare sin da piccoli le persone ad avere un approccio diverso al mezzo che si impiega.
Nella sezione scuola del nostro sito, abbiamo inserito proposte didattiche pensate per migliorare il dialogo online e per promuovere un uso virtuoso dei sistemi di comunicazione del web.
Siamo inoltre disponibili a valutare percorsi di formazione per docenti e dirigenti scolastici e perfezionare dinamiche interne alla scuola intervenendo sul miglioramento delle relazioni in classe e fuori dalla scuola.
Un internet più sicuro è possibile, insieme.

 

 

 

 

Intervista a Elena Travaini: la disabilità non è un limite

Elena Travaini e il marito Antony | Foto Cristian Palmieri - progetto Donne fuori dall'ombra

Per la rubrica Interviste Gentili facciamo quattro chiacchiere con Elena Travaini, ballerina professionista, insegnante di danza, formatrice, TEDx Speaker, ideatrice del progetto Blindly Dancing, colpita a soli 20 giorni dalla nascita da un raro tumore alla retina – il retinoblastoma bilaterale che le ha causato la cecità, lasciando sul suo viso segni evidenti della malattia.

Foto di copertina © Cristian Palmieri – Donne fuori dall’ombra

Abbiamo chiesto a Elena Travaini di raccontarci la sua storia perché il suo trascorso e i suoi traguardi sono un condensato di emozioni diverse. Paura, rabbia, tristezza e amarezza l’hanno accompagnata durante gli anni dell’adolescenza, ma non hanno avuto la meglio. La sua grande rivincita è arrivata quando in lei si è fatta strada una nuova consapevolezza, quella che l’ha portata a vedere la sua diversità come unicità.

Ci siamo incontrate online, in una stanza virtuale e abbiamo chiacchierato a lungo, sviscerando temi a noi molto cari. Diversità, inclusione, cyberbullismo e violenza online, perché proprio lei è una delle tante vittime di quegli episodi di hate speech che ogni giorno si consumano in rete. Ad Elena abbiamo rivolto domande dirette e mirate, lasciando a lei la possibilità di addentrarsi o meno nei dettagli. Siamo partite dall’intento di capire chi fosse Elena, la persona, la ragazza di tutti i giorni che ha scelto di percorrere una strada non di certo in discesa.

Elena Travaini | Progetto fotografico Sotto la corazza
Elena Travaini in posa per il progetto fotografico Sotto la Corazza – Body Painter Silvia Gozzi

Elena iniziamo subito con una domanda facile. Chi è Elena Travaini?

Mi piace dare un messaggio positivo: in primis sono la mamma di una pargoletta di 13 anni e questo è il lavoro che mi rende più orgogliosa. Sono una mamma giovane, le amiche di mia figlia mi adorano e saccheggiano il mio armadio. Poi sono una moglie e anche questo non è un lavoro da poco. Mio marito è anche il mio partner di ballo e proprio con lui è nato il progetto di sperimentazione della danza al buio “Blindly Dancing”. Siamo entrambi insegnanti diplomati ANMB (Associazione Nazionale Maestri di Ballo) e AIMB (Associazione Italiana Maestri di Ballo). Sono una ballerina professionista, insegnante di danza e ideatrice del metodo sperimentale di insegnamento di danza al buio. Proprio grazie a questo metodo di insegnamento sono diventata una formatrice e nel 2017 ho vinto il premio TOYP come eccellenza italiana nel campo della crescita personale. Nell’ultima fase della mia vita sono diventata anche una modella e una fotomodella, un’esperienza attraverso la quale l’utilizzo dell’immagine serve a veicolare un messaggio positivo. Nonostante il bullismo, nonostante gli insulti e nonostante i momenti “no” si può trovare il modo per andare avanti e credere in se stessi, superando le difficoltà che si presentano. In tal senso i miei progetti fotografici toccano diversi temi e abbracciano la diversità sotto molti punti di vista. Lavoro spesso con una make up artist professionista, Silvia, e il nostro obiettivo è quello di raccontare una bellezza reale, lontana da immagini artefatte dei quali i social sono davvero pieni. Ogni mattina, però, lavoro in clinica veterinaria come segreteria, un lavoro che mi piace tantissimo. Nel pomeriggio invece, sempre con Silvia, mi dedico ai laboratori per ragazzi con disabilità e fragilità.

Come nascono i tuoi progetti? E perché?

Sotto la corazza, ad esempio, è un progetto fotografico di nudo artistico che ho condiviso con Gioele, un ragazzo omosessuale, e che ha l’obiettivo di accendere una riflessione sul fenomeno dell’hate speech. Durante il lockdown ho partecipato a circa 60 interviste e ho attivato anche un salotto virtuale sulla mia pagina Instagram. Non sono mai mancati nei miei confronti gli insulti da parte degli haters. Spesso commentano i miei post e le mie foto, così come accade ed è accaduto a Gioele. Un giorno abbiamo deciso di stilare una lista di tutti gli insulti ricevuti e di tradurli in tutte le lingue del mondo, o quasi. Da lì il passo è stato breve ed è nato così questo progetto fotografico “work in progress”.

Il progetto di danza al buio Blindly Dancing invece, nasce da una sperimentazione e dalla mia situazione personale. La danza è stato il mezzo attraverso il quale mostrarmi agli altri per un talento e non essere vista sempre come la diversa. Ho sempre voluto coltivare la passione per la danza. Quando ho incontrato Antony abbiamo iniziato a studiare seriamente i balli di coppia. Venivamo entrambi da un percorso di studi nel mondo della danza iniziato a 6 anni, ma proprio durante il periodo agonistico sono nate delle difficoltà oggettive. Ad esempio la paura di andare a sbattere o che qualcuno potesse, di proposito, venirti addosso. Stavo andando in crisi e così Antony mi ha detto “devo capire, devo capire com’è ballare senza vedere” e ha deciso di mettere una benda sui suoi occhi. Da lì è nato tutto, si è creato un grande feeling, abbiamo imparato a gestire il corpo senza vedere, ma solo sentendolo.

Elena Travaini fotografata da Costanzo D'Angelo
Elena Travaini fotografata da Costanzo D’Angelo – Abito dipinto a mano da Gaia Proietti Colonna – Make Up Artist Silvia Gozzi

Io sono nata con il retinoblastoma e mia madre si è accorta di questo che io avevo 20 giorni. Il mio è un caso rarissimo, sono stata tre anni in Olanda dove ho trovato un dottore che mi ha salvata. Avrei dovuto subire l’asportazione degli occhi, ma grazie alla chemioterapia e alla radioterapia sono riusciti a preservarli.  Nonostante questo dal destro vedo meno di 1/30, dal sinistro non vedo per niente. Inoltre, le cure fatte non hanno permesso alla cartilagine intorno agli occhi di crescere. Nel 2014 è nato il progetto Blindly Dancing e nel 2016 abbiamo vinto il concorso Ballando on the road e abbiamo portato la nostra performance a Ballando con le StelleNel 2018 siamo stati contattati da una business school di New York e abbiamo portato la danza la buio in America. Nel frattempo abbiamo portato il progetto sulle navi da crociera e nelle piazze delle città più belle d’Europa. Oltre 250.000 persone hanno sperimentato la danza al buio nel mondo, senza distinzione di razza, sesso, colore, nelle scuole, nelle aziende e in qualsiasi posto si possa fare tale sperimentazione.

Hai avuto esperienze di odio online/hate speech? 

L’hate speech può essere molto lesivo se non si ha un carattere forte; tutti i miei progetti si collegano alla volontà di dimostrare come si può superare questo fenomeno. Se da una parte le persone hanno bisogno di un esempio come me, dall’altra io ho bisogno degli altri. Sono gli altri, senza averne consapevolezza, ad accompagnarmi nel mio percorso di crescita personale: ho creato un’immagine perché ero davvero stanca delle prese in giro. Questa stessa immagine mi porta a lottare per i miei sogni, i miei obiettivi, i traguardi futuri. Ho sempre avuto una famiglia che mi ha difesa, ma ogni giorno in cui metto il naso fuori casa incontro qualcuno che mi fa pesare la mia diversità. Da ragazzina mi pesava di più essere diversa; l’accettazione della femminilità è stata difficile. Ho vissuto la fase dell’adolescenza in apparenza con molta tranquillità, sono stata sempre leader anche se spesso non riuscivo a fare le cose che facevano tutte, come ad esempio truccarsi. A scuola ho sempre guidato le rivolte, piuttosto che seguire le maestre. Ho sempre cercato di creare un gruppo e di tenere le persone unite. Ovviamente a casa e davanti allo specchio il rapporto con me stessa era molto diverso; in alcuni casi non ci pensi, altre volte in compagnia di altre ragazze mi rendevo conto che ero diversa. 

Elena Travaini fotografata da Barbara Fiorenzuola
Elena Travaini fotografata da Barbara Fiorenzuola – Make Up Artist Silvia Gozzi – Hair Stylist Rosi Cauteruccio

Qual è la cosa che ti ferisce di più?

La cosa che ferisce di più è l’ignoranza degli adulti. Una sera mentre ballavo con Anthony sono stata derisa proprio da persone adulte. Da allora ho iniziato a raccontare la mia storia sui social. Difficilmente rispondo all’odio con l’odio, il mio papà mi ha insegnato che chi ti attacca ha dei grandi problemi. I social sono pieni di gente stupida, ma questo non ne giustifica un ipotetico utilizzo scorretto. Ci sono giorni in cui mi sento più sicura di me stessa, altri in cui mi sento più fragile. La diversità convive con me, a volte ho paura di non farcela, mi vedo brutta, non vorrei alzarmi dal letto. Pormi grandi obiettivi è il motore che mi fa andare avanti, ma questo non lo faccio mai da sola. Oltre i progetti ho anche una vita e i problemi ordinari: una figlia, la scuola, la casa, l’ex marito, la famiglia dell’ex marito, il marito e così via. Mio marito è l’unica persona che mi capisce al volo perché quando sto male non parlo.

Qual è il consiglio gentile che vuoi lasciare? 

Da soli si cammina, in due si vola. È importante non essere da soli. Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia. Le persone sono fondamentali: le cose si creano quando le persone si aiutano.

Non poteva lasciarci con un messaggio più bello di questo Elena. Condividere ha un valore inestimabile, non trovi? Per conoscerla meglio e non perdere i suoi progetti puoi seguirla su Instagram, la trovi digitando @elenatravainiblindmodel.

Se questa intervista ti è piaciuta ti invitiamo a condividerla attraverso i tuoi canali social e tra le persone che conosci. Ci aiuterai a diffondere pratiche gentili e ad ostacolare l’hate speech. 

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